In tutte le nuove ricerche sul futuro dello spazio urbano, il rinnovato interesse per la vita, tragicamente colpita da crisi sanitarie, ecologiche e socio-politiche, solleva una domanda teorica e proiettiva cruciale: quale ruolo può svolgere lo spazio nel mantenimento e nella promozione della vita nel senso più ampio del bíos? Questo libro si basa sulla convinzione che vi sia un bisogno urgente di rivisitare la nozione foucaultiana di biopolitica – libera, tuttavia, dal privilegio dato all’obiettivo del controllo – per ripensare il progetto della città e del territorio in transizione in modo affermativo ed emancipatorio.
The Biopolitical Garden designa sia il luogo mentale sia l’insieme di spazi concreti in cui si svolge il pensiero critico sviluppato in questo libro. Profondo e originale, parte da una considerazione del progetto moderno e contemporaneo come un progetto impegnato nel mantenimento e nell’emancipazione di una popolazione. Rileggendo una serie di progetti paradigmatici del Novecento, Paola Viganò riconosce la validità a lungo termine dei tre concetti fondamentali di spazio funzionale, spazio naturale e spazio sociale. Propone poi un rinnovamento teorico che considera il valore dello spazio come soggetto agente dotato di una propria vitalità.
Infine, i progetti sviluppati dall’autrice negli ultimi anni forniscono un laboratorio per ‘situare’ il suo pensiero in una prospettiva di giustizia spaziale, sociale e ambientale.